Ai venostani le loro mele, ai sarentini il loro Jangger. Differenza più grande non ci potrebbe davvero essere. Per questo, in qualità di venostana DOC, mi sono armata di una delle mie mele e mi sono avventurata fino alla Val Sarentino, una valle ricca di tradizione, per tastare con mano questo capo d'abbigliamento.
Un amore per la tradizione che si tramanda da generazioni
Non faccio quasi a tempo a sbucare dalla galleria che la strada mi conduce fino a Sarentino, dove ad aspettarmi a braccia aperte c'è Albert Unterweger, direttore e figura di riferimento dell'azienda di artigianato tessile a
conduzione famigliare Unterweger. Mi ritrovo nel mezzo del negozio tra “Sarner Toppar” (le pantofole in feltro), calzini di lana e calde coperte avvolgenti. In sottofondo sento ticchettare il laborioso telaio; quel po' di pura lana vergine che stringo tra le mie mani ha la consistenza di una nuvola ... E poi lo scopro. Il Sarner Jangger!
Tutto quello che ha da offrire ...
Questo capo d'abbigliamento si usa ormai da tanto tempo, così tanto che neppure Albert sa dirmi se è nata prima la valle o lo Jangger. Tuttavia quel che è certo è che ogni sarentino che si rispetti deve possedere questa giacca lavorata a maglia! Lo Jangger è anche un vero e proprio passepartout. Essendo fatto completamente in lana di pecora e lavorato a piccole maglie molto strette, mantiene il nostro corpo al caldo (ma senza farci sudare!), è resistente e grazie al suo colore naturale non crea alcun problema di stile. Deve essere portato molto aderente, dopo averlo indossato tante volte prende da solo la forma giusta. Una volta lo Jangger veniva principalmente indossato per lavorare. In un territorio dove l'inverno è rigido e dove a volte la valle restava isolata dal resto del mondo a causa di forti bufere e cumuli di neve, possedere uno Jangger era molto pratico.
Sarner Jangger o costume tradizionale?
Ma addirittura nel tempo libero qualche sarentino non se la sente di uscire di casa senza il suo Sarner. Sempre che non si tratti di un giorno di festa davvero speciale! In questo caso, oggi come un tempo, è d’obbligo risfoderare dall'armadio il costume tradizionale sarentino. Con la grossa cintura in pelle ricamata, il “Fatsch”, e il “Krax”, le bretelle, ovviamente anch'esse ricamate, cattura gli sguardi dei passanti. Chi proprio non può fare a meno del suo capo preferito, indossa lo Jangger chiudendo solo il primo bottone dall'alto o lo fissa con una piccola catenina, così da non nascondere il costume tradizionale sotto alla giacca. Che poi sarebbe proprio un peccato farlo.
Chi desidera ammirare le casalinghe al lavoro...
Ci sono ancora delle zelanti casalinghe che lo lavorano a maglia con le loro mani! Mettono anima e corpo in ogni maglia e per terminare un capo d'abbigliamento simile impiegano settimane o anche mesi interi. In fondo uno Jangger dura tutta una vita, se non addirittura più a lungo! Perché molto spesso viene tramandato di generazione in generazione. Il vero orgoglio di ogni ragazzo!
Sì, anche negli armadi moderni non può mancare un Sarner. Per molti si tratta di un simbolo della propria terra d'origine e di un pezzo della tradizione, e questo non vale solo per i sarentini. Un capo d'abbigliamento che è sopravvissuto nei secoli e adatto ad ogni occasione, sia che lo si voglia in versione tradizionale, con una piccola taschina interna, o che si preferisca un modello più moderno con la fodera completa, a quadretti. L'unica domanda per la quale non si è ancora trovata una risposta è se il “vero” Sarner Jangger debba essere dotato di bottoni di corno di cervo e di bottoni di metallo. Le opinioni in proposito sono discordi.
Ma forse qualcuno di voi ha la soluzione a questo enigma?